Ieri sera sono tornata dal campo ad Isolaccia (in Valtellina).
Ed è incredibile come una settimana abbia la capacità di cambiarti la vita i piani, le sicurezze, i sogni.
è stata una settimana che non potrò mai, mai, mai dimenticare.
Perchè è riuscita a spalancare il mio piccolo cuore rinsecchito, anche attraverso sofferenze dure.
Al campo c'erano, oltre a un po' di ragazzi grandicelli (20-30 anni) da ammirare parecchio, oltre alla famigliola di Max, Cri e la piccola Giulia, oltre a 3 ragazzi con vissuti "normali" alle spalle (la dolce Cami, la forte Sabri, il muscoloso Lupetto)...
i ragazzi difficili di Don Fiorenzo!!(il terzo giorno è arrivato anche lui.)
Nico, Carlo (e il suo cappellino di lana con le treccine da vichingo, oramai erano un tutt'uno!), Giovanni (e il suo invertire le sillabe delle parole: che ddofre fa!!), Simo (Mosi, e i suoi pantaloncini fuxia), Gilda, Carlotta.
Sono stati loro, con le loro vite difficili alle spalle, a cambiarmi la vita.
La cosa che più mi ha colpito è il fatto che già al secondo giorno si era creato un clima dolce e festoso di famiglia, dove nessuno diceva "voglio tornare a casa" ma tutti sembravano dire con gli occhi "vorrei rimanere in questa gioia per sempre". Non avevamo nulla di superfluo, ma l'essenziale c'era tutto, e abbondava.
Mancava l'acqua calda, il riscaldamento (ci saranno stati 10 gradi in casa), una doccia, dei vestiti puliti, mancava spesso il cibo cucinato a regola d'arte, i letti comodi, mancava lo spazio, la lavastoviglie, la tv e i videogames. Eppure nessuno sembrava soffrirne troppo la mancanza.
Perchè bastava una chitarra e qualche canto intonato magistralmente da Cisco e quella casa diventava la casa dell'allegria e dei sorrisi. Il lavoro pesante, sotto il sole e la pioggia, ci ha fatto apprezzare quella che oramai sentivamo la nostra casa. La casa della nostra grande famiglia. Siamo riusciti ad aiutarci a pulire i bagni e lavare i piatti all'esterno, al freddo, con l'acqua gelida.
Ci siamo aiutati col cuore aperto. Ci siamo voluti bene, nelle piccole difficoltà e fatiche di ogni giorno, i ragazzi lavoravano pochino, picconare il bordo strada è faticoso, c'era bisogno di spingerli, ma al di là del lavoro, è stato il loro aprirsi a noi e fidarsi di noi che ha messo le ali al mio cuore.
Perchè durante le serate sono riusciti a raccontarci le loro esperienze faticose, le loro preoccupazioni, i loro sogni. Hanno messo allo scoperto una tale profondità nel loro cuore che nessuno, ma proprio nessuno di noi si sarebbe aspettato. Ed è stato dolce per noi scoprire che qualcuno cominciava ad affezionarsi all'Etiopia, che ascoltavano quello che gli dicevamo, che stavano imparando a fidarsi di noi. E, ancora più importante, noi abbiamo imparato a fidarci di loro. Al di là delle troppe sigarette fumate di nascosto.... =)
Non voglio scordare quel giorno stupendo sotto la pioggia, io, Nico, Giò.
Nico mi ha raccontato delle sue preoccupazioni per l'udienza ad ottobre, perchè rischia un anno di Beccaria e due in comunità. Per spaccio e induzione all'uso di stupefacenti a minori non consenzienti (mi ricordo la sua battuta "Beh, loro erano consenzienti, ma naturalmente i genitori no").
Giò mi ha raccontato del fatto accaduto due anni prima. Ha mandato in coma "un tipo", credo colpendolo con una chiave inglese. Mi ha detto che rischia gli arresti domiciliari. E ha aggiunto: "per fortuna si è svegliato dal coma, dopo una settimana...". Insieme mi hanno raccontato della settimana che entrambi hanno vissuto in carcere minorile. Mi hanno detto che il cibo era pessimo, che avevano paura la notte, non riuscivano a dormire. Mi hanno raccontato dei loro compagni di cella.
Giò mi ha toccato il cuore, confidandomi che sono due anni che lui non riesce ad essere tranquillo la notte, prima di addormentarsi. Che ripensa a quello che ha fatto e ne soffre. Che soffre, perchè tutte le volte che racconta ad una ragazza di aver passato una settimana nel carcere minorile questa scappa da lui a gambe levate.
Ho cercato di rassicurarlo: sono convinta che un giorno troverà una ragazza che lo amerà per tutto ciò che è, indipendentemente dal suo passato.
Durante le richieste di perdono condivise, prima della camminata veso il bicacco, di fronte a tutti ha detto "Vorrei chiedere perdono per il male che ho fatto ad una persona". L'ultimo giorno di campo, dopo due anni dal fattaccio, ci ha confidato che era finalmente riuscito a confessarsi da Don Fiorenzo. E ha aggiunto che sperava di riuscire ad addormentarsi con il cuore un po' più leggero quella notte. Il giorno dopo ha fatto la Comunione, una comunione desiderata da molto, e finalmente arrivata.
Nico d'altra parte, pur non avendo fatto i passi avanti di Giò, è stato forse il ragazzo a cui sono riuscita ad affezionarmi di più. Ho scoperto (questa volta per vie traverse) che sua madre è stata uccisa davanti a lui per una regolazione di conti. E il padre è in carcere per spaccio. Lui vive con una zia, che non sembra interessarsi troppo di lui. Eppure lui sa essere buono, sa volerci bene, aiutarci. Sa preoccuparsi per gli altri, essere dolce, comprensivo, sa abbracciarci sinceramente.
Carlo è troppo forte. Famiglia disastrata alle spalle, eppure una dolcezza tale nel cuore... Mi abbracciava sempre. Ci ha raccontato tanto nelle serate, ci ha insegnato tanto. Ha trovato nella Cri una nuova mamma, lei che soffre perchè Dio ha voluto donarle soltanto una figlia. Sei troppo forte Carletto.
E Simo. Che dolce sei stato quando hai detto: "Oh ragazzi, io la mia ragazza me la sposo, sono troppo innamorato".
In questo mondo usa e getta, è bello che un ragazzo come te, con i tuoi problemi, abbia ancora il coraggio di compiere scelte definitive.
Davanti a tutto questo, al vissuto pesante e faticoso di questi ragazzi, mi viene addosso un gran nervoso ripensando alle persone che li etichettano come ragazzi da evitare, delinquenti, persone cattive. Se solo sapessero quello che questi ragazzi hanno passato. Se solo conoscessero la profondità che sanno avere, se solo avessero la pazienza di scoprire il bene che c'è anche nel loro cuore, sono sicura che ne rimarrebbero commossi, e imparerebbero a voler loro bene, dal più profondo del cuore. Come mi pare sia successo a me.
Il Signore ha fatto dei miracoli meravigliosi in questo campo, che sento più grandi delle guarigioni di Lourdes.
Grazie Signore perchè ci doni la bellezza di essere strumenti per i tuoi miracoli, grazie perchè ci doni la bellezza di questi ragazzi.
Ringrazio ancora il Signore. Perchè dopo il campo Mirti, ma soprattutto dopo questa indimenticabile settimana ad isolaccia, mi ha fatto conoscere meglio i miei sogni. Io, pur nella mia incapacità e inesperienza del momento, sogno proprio di donare la mia vita a loro, come ha fatto Don Bosco. Sogno qualcosa (non so ancora bene cosa) che mi permetta di spendere per loro ogni giorno della mia vita, di aiutarli, parlare con loro, cercare di stargli vicino, volergli bene. Di essere per loro forse un po' quella "mamma" che a loro è mancata, anche se ora mi rendo conto di essere così piccola...
Un pezzo del mio sogno è fare l'insegnate, e credo sia un bel pezzo di sogno. Un altro pezzo di sogno ancora non lo conosco bene, ma prima o poi il Signore -ne sono sicura- me lo svelerà, e io potrò donare TUTTA la mia vita a loro.
Il mio sogno sa anche tanto di Etiopia. Perchè vorrei proprio incontrarla, conoscerla ed amarla, questa terra povera che già da qui mi sta cambiando la vita. E spero tanto di atterrare nel cuore di Addis Abeba, il prossimo anno, in questo periodo.
Grazie Signore, perchè mi doni dei sogni grandi e meravigliosi. Donane a tutti, e concedici di realizzarli.