Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina: "Ah!" disse la volpe, "…Piangerò". " La colpa è tua", disse il piccolo principe, "Io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…" " E' vero", disse la volpe. " Ma piangerai!" disse il piccolo principe. " E' certo", disse la volpe. " Ma allora che ci guadagni?" " Ci guadagno", disse la volpe, " il colore del grano".

lunedì 1 agosto 2011

Il silenzio degli innocenti


Ma non c'è stato solo questo. Isolaccia non è stato solo un campo di gioia. E' stato un grande campo di dolore.

La piccola Carlotta. Lei ha un sorriso dolce, aperto, generoso. Ha un viso solare. E' stata capace di tante riflessioni profonde, che raccontavano della sua gioia di condividere con noi questa esperienza, della sua voglia di aiutare gli altri, di fare e vivere il bene. Della sua fatica e voglia di incontrare Dio, di riconoscerlo nella sua quotidianità.
Con i suoi boccoletti da principessa e i suoi occhi tristi in un volto radioso.
Il pomeriggio in cui pioveva quante lacrime ha versato, mentre chiacchierava con Don Fiorenzo. Tutti eravamo preoccupati e abbiamo cercato di coccolarla, di farla sorridere. Tutti ci interrogavamo su cosa avesse. Non era curiosità però, era un voler bene appena nato e già forte. Mi sono stupita di quanto abbiamo imparato a volerci bene in così pochi giorni.

Tutto è precipitato il giorno della gita al bivacco. La fatica e chissà cos'altro. Carlotta si è fermata in mezzo ai pascoli di pecore e caprette. Ha iniziato a respirare forte, quasi a rantolare, è caduta a terra, era disperata. Una crisi di panico la ha colta e sconvolta. Noi siamo saliti al bivacco, dopo qualche ora abbiamo finalmente raggiunto la piccola casetta di 3 metri per 3, che avrebbe dovuto ospitare la bellezza di 19 persone. La abbiamo aspettata, lei e i ragazzi che la hanno soccorsa, sono arrivati dopo un'oretta, perchè Carlotta ha voluto salire lo stesso. La hanno quasi portata in braccio. Per lei è stata quasi una salita al Calvario, con continui svenimenti. L'abbiamo accolta con grida di incoraggiamento, che non sono servite. Il dolce Carletto si è preoccupato di prepararle un letto caldo, per quando sarebbe arrivata. E' entrata nel bivacco. Il contatto con troppe persone la mandava in crisi, non credo volesse farsi vedere in quello stato, con i nervi a pezzi. Siamo rimasti fuori al freddo, con tante giacche a vento che non bastavano a scaldarci. Siamo riusciti a sdrammatizzare, a volerci bene. Ci siamo sentiti più uniti nella voglia di non farla più soffrire. Il dolore che provavamo per la sofferenza della piccola Carlotta ci ha aiutati a volerci più bene, a tenerci per mano con sincerità.
Ricordo di aver detto a Gilda di starle vicina. Lei mi ha risposto che voleva bene a Carlotta, che durante quest'anno scolastico si erano aiutate molto, perchè avevano scoperto di avere lo stesso problema con il loro papà. Gilda mi ha detto che preferiva tenere tutto dentro, e non pensarci.

Abbiamo aspettato che Carlotta si addormentasse. Siamo entrati nel bivacco piano piano, abbiamo fatto la messa sotto voce, per non disturbarla. Abbiamo chiacchierato dei nostri sogni, tutti belli, pieni di amore, alcuni ben chiari, altri meno, ma tutti che volevano il bene e la felicità. Anche Carlotta e Gilda hanno parlato. Mi ricordo in particolare Gilda, i suoi sogni confusi e la sua voglia di bene. Ricordo le piccole lacrimucce quando ha detto che un suo sogno sarebbe capire perchè una persona gli sta facendo così tanto male.
Siamo usciti a guardare le stelle. Quante stelle cadenti. Il Signore ci ha regalato un cielo meraviglioso in un giorno di dolore. Quanto è dolce con noi il Signore, quanti doni ci offre.
Il giorno dopo siamo tornati giù, a casa. Ogni tanto capitava di tenerci tutti per mano, per sostenerci. Ci fidavamo gli uni degli altri. Camminavamo tranquilli, per evitare che qualcuno rimanesse da solo. Ero contenta delle mani sudaticche dei ragazzi, intrecciate con le mie. Cisco (non chiedetemi come!!) suonava "Giullare dei campi" e noi gli stavamo dietro, mentre scendevamo dalla montagna. Ci sforzavamo di ricordare le parole.
E ricordo il confronto con Anna e Robi. Noi tre. Loro più grandi di me, più sagge. Soprattutto Anna. Vorrei avere la fede e la profondità che ha lei. COn loro ho scoperto tutto, e la mia vita si è sconvolta.

La piccola Carlotta, durante la prima sera, ha fatto la chiacchierata dell'Emmaus con Anna. E meno male. Anna è stata dolce, le ha detto che lei è un dono per tutti noi, un dono di Dio, che vale molto.
Carlotta si è sciolta, ha avuto il coraggio di spalancarle anche gli angoli più bui del suo cuore. Ha confidato ad Anna degli stupri subiti dal padre, del sentirsi una "cosa" ai suoi occhi. Del sentirsi una nullità, uno schifo, davanti ai suoi genitori. I suoi genitori non vogliono che faccia del bene agli altri. Non vogliono che stia con noi. Vogliono tenerla reclusa e sfatta in casa. Disponibile per i porci comodi del padre.
Lei deve essere forte, non può far intravedere debolezze.
E al campo è esplosa.



Il racconto di Anna mi ha sconvolta: non possiamo fare nulla. Non possiamo fare denunce, non possiamo far altro che pregare. La sensazione di impotenza davanti ad un'ingiustizia così enorme nei confronti di una povera piccola innocente mi ha spaccato il cuore. Ho pensato a  Gilda. Ho pensato agli stupri che deve aver subito anche lei. E, se possibile, il cuore mi si è squarciato ancora di più.

Carlotta negli ultimi giorni è svenuta tante volte.  Più si avvicinava l'ora della partenza, più frequenti erano i suoi mancamenti. Non riesco nemmeno ad immaginare il terrore di tornare a casa che abitava nel suo cuore. Povera piccola Carlotta.
Anna la ha sempre soccorsa. Durante le sue crisi la abbracciava forte, la accarezzava, aspettava che le si addormentasse tra le braccia. Ho ammirato tanto Anna. Una sera mi si è avvicinata e mi ha detto "Ho bisogno di un abbraccio", io l'ho stretta forte. Mi ha raccontato che la piccola Carlotta la chiamava "mamma", mentre lei la coccolava con l'infinita dolcezza di è capace.

Nemmeno Don Fiorenzo era al corrente della faccenda. Quando Anna gli ha raccontato, ha pianto a lungo.

Carlotta l'ultimo giorno, durante la verifica, ha parlato di perdono. Non so se si riferisse a suo padre. Per qualche attimo ho pensato di sì. Se è così, io mi devo inchinare davanti ad una ragazza con un cuore così grande.

Oggi sono a casa. E continuo a pensarci. Mi viene da prendermela con Dio, ma so di sbagliare. Mi viene da piangere. Non riesco a capire. Non riesco ad accettare che una ragazza piccola, dolce, graziosa, innocente, debba subire la peggiore delle torture per mano di suo padre. Il mio cuore si inabissa in un mare di oscurità, il petto mi fa male. Vorrei salvare la piccola Carlotta, e non posso far nulla. Vorrei entrare in casa di Carlotta e Gilda di notte, rapirle, e portarle in un posto dove possano sentirsi amate ed importanti. Il mio cuore è pesante come un mattone. Signore, dà loro la forza di superare tutto questo. Signore, non permettere più al loro papà di compiere tutto questo male. Rendi consapevoli i loro papà del male che stanno facendo, cambia i loro cuori.
Aiutami ad accettare e capire, perchè ora non riesco proprio. Signore, vorrei ringraziarti per avermi messo davanti ad una situazione così tragica, perchè è giusto sapere la verità. Perchè dove c'è verità c'è amore. Perchè è giusto che io sappia, che io mi renda conto di quanto marcio c'è nel mondo. Di quanto c'è bisogno di combattere.
Certi fatti sembrano così lontani, così irreali.
Ma quando in gioco ci sono persone a cui hai imparato a voler bene, il cuore non può che urlare di dolore.
Chiedo aiuto a Dio, perchè non posso fare altro.

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